Lo slogan "C'è chi dice sì" utilizzato per la festa nazionale dell'Unità sta nel solco di una narrazione che ha davvero rotto il cazzo.
Sono tra quelli che dice NO a tante cose fatte da questo governo, ma semplicemente perché dice SI ad un altro modello di paese e di sviluppo. È ancora consentito?
C'è ancora la libertà di dire no alle trivelle, ai licenziamenti illegittimi, ai capolista bloccati, alle grandi opere e ai presidi manager? Alle proroghe delle concessioni autostradali, agli inceneritori, alla Tap, ai numeri raddoppiati per la fretta di fare i fighi, salvo poi passare per stupidi?
C'è ancora la libertà di dire che tutta questa roba non l'abbiamo mai votata e non era presente in nessun programma?
C'è ancora la libertà di dire sì ai più ricchi che devono pagare più tasse, alla scuola e alla sanità pubblica, al turismo di qualità, al rispetto dell'ambiente, all'energia verde, al consumo zero di suolo e magari ad una giustizia che fa davvero la guerra alla corruzione e alle mafie?
C'è ancora la possibilità di dire dei NO per affermare degli altri SI, senza essere continuamente offesi, dileggiati e spesso messi nelle black list passando per Gufi, detrattori, conservatori?
O c'è solo, in questo paese, la possibilità di dire "Sì Matteo"?
Vi piacerebbe...
E invece c'è la possibilità di dire Sì ai referendum, di firmare e andare a votare nel 2016 per decidere se queste riforme sono giuste o no. Mancano pochi giorni, ma ce la possiamo fare, tutti insieme, a dimostrare che un Sì diverso è possibile. #WlaLibertà